storia
La storia di Valfornace
Valfornace è un comune sparso, istituito il 1 gennaio 2017 mediante la fusione dei Comuni di Fiordimonte e Pievebovigliana (che è rimasta la sede del municipio). La nuova denominazione riprende quella antica di Fiordimonte, Fornace, che a sua volta derivava dal torrente Fornace, nella cui valle si trovano entrambi i centri.
1816
Fiordimonte, Un Piccolo Centro
Fiordimonte storicamente era un piccolo centro, dipendente da Pievebovigliana nel 1816, da sempre gravitante intorno al castrum di Corracuno (Camerino). Lo stemma illustra una pianta di giglio rosso, nascente da un monte al naturale, fiancheggiata da due soli d’oro.
Pievebovigliana, Cenni Storici
Pievebovigliana è attestata come Comune fin dal 1360, aveva adottato (almeno dal XVI secolo, come si vede nella cornice di un portastendardo processionale dell Compagnia del Rosario, datato 1568) la figura di un bue inizialmente rosso poi mutato in d’argento, fermo sulla campagna verde, anch’esso in relazione fonetica con il toponimo, anche se etimologicamente l’antica Pieve, esistente già nel 1169, prese il determinante dal “Fundus Bovelianus”, una proprietà fondiaria di un personaggio tardo imperiale dal nome latino di Bovius. I primi insediamenti umani in questi territori risalgono alla preistoria.
Nella sezione archeologica del Museo Civico ‘R. Campelli’ sono conservati, infatti, alcuni manufatti litici del paleolitico
Una tomba rinvenuta in località San Francesco testimonia la presenza di gruppi umani nel territorio di Pievebovigliana nel corso del VII secolo a.C. Numerosi reperti provenienti da Monte San Savino (IV-III secolo a.C.), anch’essi conservati nel locale museo, confermano l’esistenza di un insediamento (probabilmente un centro d’altura, oppure un santuario) riferibile al contesto piceno. La presenza di una ricca produzione ceramica e di altri manufatti d’importazione attesta, nel quadro della cultura celto-greco-etrusco-italica, la vivacità commerciale dell’intera area.
Se l’attuale nome di Pievebovigliana, che fa riferimento al toponimo medievale Plebs Boveliani, può far pensare ad un’origine gallica o romana (i primi insediamenti sparsi dei galli diventano pagus romano e poi plebs cristiana), all’età imperiale romana appartiene, invece, con certezza, un edificio venuto alla luce nel 1964 a San Giovanni dell’Isola, con probabile funzione termale. Il medioevo segna in profondità il territorio, che vede il passaggio di santi, papi e condottieri militari, ma che diventa anche teatro di battaglie e congiure, nonché fonte di ispirazione letteraria.
A questo periodo appartiene la chiesa di San Giusto a San Maroto, uno dei più importanti monumenti del romanico marchigiano, originariamente posta all’interno del castello dei signori feudatari di San Maroto. La sua particolare struttura a pianta centrale ha alimentato numerose congetture sulla sua origine. Per la sua realizzazione si suppone l’arrivo di esperte maestranze dall’Oriente, in particolare dalla Siria. Alla sua tradizionale lettura come chiesa fondata intorno all’anno Mille, si contrappone l’ipotesi di un padiglione da caccia, funzionante anche come osservatorio astronomico, risalente al periodo carolingio e voluto dallo stesso Carlo Magno.
La fondazione del convento di San Francesco a Pontelatrave si fa risalire, invece, allo stesso santo, che nel 1215, in occasione di uno dei suoi viaggi nelle Marche, avrebbe soggiornato in un bosco vicino.
Alla costruzione del convento si lega un episodio dei Fioretti: San Francesco avrebbe tramutato in vino l’acqua del pozzo, per dissetare gli operai impegnati nella costruzione del primo edificio. L’attuale struttura della chiesa e del convento risale alla fine del XIV secolo. Al tardo medioevo risale anche il monastero femminile di San Pietro di Pompeiano, poco distante dal convento di San Francesco, purtroppo scomparso. Successivamente il borgo di Pievebovigliana divenne possesso della famiglia Da Varano, signori di Camerino. Tra il 1371 e il 1381 i Da Varano, ostruiscono, nella pianura sottostante, il castello di Beldiletto, splendida residenza estiva della potente famiglia. In queste sale, riccamente affrescate, nel 1382 vengono ospitati Luigi I d’Angiò e Amedeo VI di Savoia. Nel 1419, il castello viene conquistato da Carlo Malatesta, signore di Rimini, in lotta con i Da Varano, il quale viene successivamente sconfitto dai signori di Camerino, con l’aiuto di Braccio da Montone. Nel 1510 vi soggiorna, con tutto il suo seguito, composto da sette cardinali e 200 uomini a cavallo, il papa Giulio II. Lo stesso castello di Pievebovigliana, oggi dominato dalla mole della chiesa di Santa Maria Assunta, di origine medievale, ma restaurata nel XVIII e nel XIX secolo e che racchiude la cripta romanica risalente ai secoli XI e XII, viene distrutto nel 1528 dalle truppe della duchessa Caterina Cibo, impegnata nelle lotte dinastiche per il controllo della signoria dei Da Varano. A Pievebovigliana trova ispirazione uno dei maggiori scrittori della letteratura medievale italiana, Franco Sacchetti, autore del Trecentonovelle. In una di queste, descrivendo le vicende di alcuni soldati di Pievebovigliana, arruolati nell’esercito di Gentile da Camerino, nipote di Rodolfo Da Varano, mandato a combattere contro la città di Matelica, delinea, probabilmente, con grande arguzia, il carattere stesso degli abitanti del posto. I soldati, infatti, si ubriacano, combattono contro un pagliaio e vengono fatti prigionieri mentre sono impegnati a raccogliere delle ciliegie. L’importanza strategica di Pievebovigliana è dimostrata da un documento del 1218, con il quale il vescovo Atto di Camerino conferma i privilegi della Pieve, assicurando, al suo titolare, numerosi possedimenti (terre, vigne, mulini, selve) e il controllo su ben trentuno chiese.
L’intera età moderna è segnata dal dominio pontificio. Di rilevante, nella frazione di Frontillo, nasce Mariana, madre di Sisto V. La popolazione cresce costantemente, dai 1.800 abitanti circa della fine del XVI secolo, fino alla punta massima di 2.259 abitanti, registrata nel 1901, mentre Fiordimonte registra nel censimento del 1911 ben 1110 residenti.
L’inizio del Novecento segna il definitivo declino demografico del territorio per via della industrializzazione dell’Italia ed il conseguente nuovo urbanesimo.
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